La salita ai 2499 metri del bivacco Alfredo Corti comporta un notevole impegno, sia in termini di attenzione (il tracciato è spesso poco evidente, per cui diventa veramente essenziale non perdere il riferimento dei segnavia giallo-rossi), sia in termini di fatica fisica (il dislivello da superare è di 1450 metri circa, anche se, mettendo a dura prova le sospensioni della propria automobile, può essere ridotto di circa 300 metri). Si tratta quindi di un itinerario per escursionisti esperti, che richiede capacità di orientamento e buon allenamento fisico.
La prima parte dell'itinerario coincide con quella da percorrere per salire al bivacco Resnati: stacchiamoci quindi dalla SS 38 dello Stelvio in località Casacce (Ponte in Valtellina), per scendere al ponte sull'Adda e si imboccare la strada che sale verso Briotti. Seguendo i cartelli, imbocchiamo poi la deviazione sulla sinistra per raggiungere la centrale Falck dell'Armisa, in località Ca' Pizzini (m.1041), dove, presso un parcheggio, possiamo lasciare l'automobile. Un tratturo ci permette di salire da qui a Pattini (m.1275) ed ai prati della Foppa (m.1360), dove si trovano un bivio ed un cartello che segnala la direzione per i bivacchi Resnati, Corti e il rifugio Donati (a destra) e quella per il rifugio Baita Pesciöla (a sinistra). Seguiamo la prima direzione e, percorrendo una comoda strada, ci portiamo alla località Prataccio (m.1458) ed alle Baite Michelini (m.1499, dove intercettiamo la Gran Via delle Orobie), per poi proseguire, a mezza costa, dapprima verso sud-sud-est, poi verso sud-sud-ovest, fino a guadare il torrente Armisa. Attraversato poi un tratto ingombro di fastidiosi ontani verdi, dobbiamo prestare attenzione per non perdere la deviazione a destra (m.1600 circa) per il rifugio Corti, indicata dai segnavia giallo-rossi (quelli rosso-blu indirizzano invece al bivacco Resnati).
La traccia di sentiero attraversa il vallone che scende dalla vedretta del Marovin e si porta sul suo lato opposto, raggiungendo lo scosceso fianco montuoso che lo chiude ad occidente. Individuata la segnalazione ai piedi della parete, si risale, sfruttando numerosi tornanti, questo fianco, in direzione ovest-sud-ovest, raggiungendo, a quota 1800 e poco oltre un grande masso che segnala il sentiero Bruno Credaro (che costituisce la parte orientale della Gran Via delle Orobie), un bivio. La Gran Via prosegue verso destra (ovest-nord-ovest), in direzione della Pioda. Noi dobbiamo invece proseguire verso sinistra (sud-ovest), risalendo un vallone detritico che ci permette di superare le pareti rocciose che, alla nostra destra, scendono dal pizzo degli Uomini (m.2788). Lasciamo invece alla nostra sinistra la rocciosa punta quotata metri 2091.
Superata in diagonale una sella erbosa ed attraversato un nuovo vallone, ci ritroviamo su un dosso costituito in gran parte da rocce levigate, il cosiddetto Dosso del Mercato (m.2179), che deve la sua denominazione al fatto che nei secoli scorsi era luogo d'incontro fra mercanti valtellinesi e bergamaschi, che qui effettuavano i loro scambi commerciali.
Manca ancora poco meno di un'ora di cammino: dobbiamo ancora salire, infatti, verso sud-ovest, lungo il corridoio che si apre fra le pareti orientali del pizzo di Scotes (m.2879) alla nostra destra ed una formazione di rocce arrotondate alla nostra sinistra, fino allo sperone roccioso sulla cui sommità è posto il rifugio. Lo sperone viene a sua volta risalito con numerosi tornanti, fino alla sudatissima meta, posta ai piedi della vedretta del Lupo e raggiunta dopo 5 ore circa di marcia.
La fatica è ripagata dalla bellezza grandiosa e selvaggia dei luoghi. Alla nostra sinistra, in cima alla piccola vedretta del Lupo, è ben visibile il passo di Coca (m.2645), praticato, in passato, dai mercanti bergamaschi. A sinistra del passo si impone il Dente di Coca (m.2924), mentre alla sua destra sono ben visibili il pizzo Porola (m.2981) e la cima di Caronno (m.2945). Più a destra ancora, infine, possiamo ammirare il versante orientale del pizzo di Scotes (m. 2879).