, che congiunge l'alta Val Cameraccio e l'alta Valmalenco.
Si può salire dalla Val di Mello o dalla valle di Preda Rossa.
si percorre la vallata, superata la località di
Cascina piana, si devia a sinistra per la valle di Zocca e attraversando il ponte
sul torrente; oltrepassata anche la località di Rasica si devia a sinistra per la Val Torrone, incrociando,
poco oltre, il torrentello che scende dalla val Torrone, che mostra da qui, sul suo fianco
sinistro, uno scorcio della parete della Meridiana.
Il sentiero comincia quindi a salire in una fitta pineta, uscendo di nuovo all'aperto, a quota 1559, presso le
baite della
.
Non è facile trovare, qui, la ripartenza del sentiero: si deve evitare una traccia che corre, pianeggiante, verso il
centro della valle, e risalire, invece, i prati alle spalle delle baite (sulla nostra sinistra):
sul limite del bosco si ritrova il sentiero che, dopo una serie di rapidi tornantini, volge a sinistra e conduce,
poco sopra i 1700 metri, ad una nuova radura, dove si trova una baita isolata, dominata dalla
.
Il sentiero, con traccia più incerta, si avvicina alla costiera del Cameraccio, che separa la valle dalla Val Torrone.
Il primo tratto della costiera Remoluzza-Arcanzo la separa dalla valle di Preda Rossa.
Occorre prestare molta attenzione ai segnavia, per non perdere un sentiero dalla traccia assai labile. Questo piega
per due volte a destra, riprendendo altrettante volte a salire più direttamente; superiamo, così,
un primo torrentello, per poi puntare verso un secondo corso d'acqua; troviamo anche, su un masso, le indicazioni
per il
Rifugio Ponti.
Nel tratto fra i due torrentelli è già ben visibile
la testata della valle, dominata dal
Monte Pioda (m. 3431), e dietro la cima del
Monte Disgrazia.
Superato il secondo torrentello, la salita prosegue per dossi erbosi, tendendo leggermente a sinistra.
Se intendiamo tornare per la medesima via di salita, ci conviene memorizzare bene il piccolo promontorio erboso
raggiunto dopo l'attraversamento del secondo torrentello: da qui in avanti, infatti, la traccia si perde, per cui
proseguiamo salendo, facilmente, a vista.
Gli ultimi magri pascoli lasciano gradualmente il posto ad una fascia di massi, fra i quali si annida anche qualche
nevaietto. Non esiste un percorso obbligato, prendiamo come punto di
riferimento il nuovo
Bivacco Kima,
posto sul filo della morena centrale della valle: dovremo raggiungerlo,
prima di salire al Bivacco Odello-Grandori.
Proseguiamo salendo in verticale, Al termine della salita, fra quota 2600 e quota 2700,
ci si ricongiunge con il
Sentiero Roma, che scende dal passo di val Cameraccio, il ben visibile intaglio
a sinistra del
Pizzo Torrone orientale (m. 3333), caratterizzato dall'inconfondibile profilo a punta di
lancia. Il sentiero è individuabile, più che per la traccia (che solo in alcuni tratti si vede),
per i numerosi segnavia rosso-bianco-rossi.
Prendiamo, ora, a destra, in direzione del ben visibile nuovo bivacco Kima, sulla cresta della morena centrale della
Val Cameraccio. Raggiunto il bivacco, proseguiamo verso destra (est), scendendo per un po' sul filo della morena e
raggiungendo, alla fine, una fascia di grandi massi. Sul più grande troviamo una scritta in vernice rossa
("passo di Mello" e "Chiareggio"), che indica il punto nel quale ci stacca dal Sentiero Roma, sulla sinistra,
e si comincia a salire al
Passo di Mello.
I segnavia diventano sempre più piuttosto radi, fino a scomparire, bisogna quindi proseguire a vista, risalendo un grande dosso morenico.
Spostandoci gradualmente verso sinistra per evitare i grandi massi si procede su terreno scivoloso.
Sormontato il dosso, scopriamo, con delusione, che c'è ancora
un buon tratto di cammino, anche se ora la pendenza è meno impegnativa.
E' ora ben visibile la depressione su cui è collocato il passo ma il rifugio è difficilmente individuabile
a causa del suo mimetismo con la roccia: osservando bene è possibile scorgerlo sulla parte destra della
depressione.
Saliamo facendo attenzione al fondo scivoloso, fino al gradino roccioso terminale, proprio sotto il passo.
E' ora ben visibile la meta (lo scatolone del bivacco è proprio lì, poco sopra il nostro naso),
ma è meno evidente la via per arrivarci, essendo la parete sotto il bivacco piuttosto ripida.
Dobbiamo quindi salire sui fianchi del gradino, quello di sinistra o quello di destra. Il primo mostra un canalino non
troppo difficile che sale verso sinistra, e poi prosegue verso destra, pianeggiante, fino al bivacco. In quest'ultimo
tratto, però, è stretto ed esposto, senza appigli di sicurezza, per cui, soprattutto se abbiamo uno
zaino ingombrante, dobbiamo affrontarlo con molta cautela. Scegliendo il lato destro, al contrario,
si affronta un primo tratto più delicato, per poi possiamo più
agevolmente piegare a sinistra, in direzione del bivacco.
Dal bivacco al passo non ci sono che pochi metri. Sotto di noi ed alla nostra destra, la
Vedretta nord del Disgrazia,
selvaggia e tormentata. Alla nostra sinistra, le ripide e strapiombanti pareti delle Cime di Chiareggio.
Da qui non si scorge proprio quale possa essere la via che permette di scendere in val Sissone. Gettando lo sguardo
verso nord, distinguiamo il
Pian del Lupo e Chiareggio; oltre, la Valle del Muretto ed il passo omonimo.
Attenzione: la discesa sulla vedretta del Disgrazia è sconsigliabile se non si è guidati.
I circa 2.000 metri di dislivello richiedono circa 6/7 ore di cammino.
Salendo, invece, dalla valle di Preda Rossa risparmiamo almeno un'ora di cammino. Lasciata la macchina all'ingresso
della piana di Preda Rossa (m. 1980), raggiungiamo Rifugio Ponti e, di qui, seguendo gli abbondanti segnavia
del Sentiero Roma, la bocchetta Roma. Scendiamo, quindi, sempre sul sentiero Roma, in alta Val Cameraccio
(attenzione: le corde fisse ci aiutano, ma la prudenza ancor di più). Superato il nevaio ai piedi della costiera,
proseguiamo con qualche saliscendoi, fino a raggiungere il masso già citato, al quale, dobbiamo lasciare il
sentiero Roma, deviando verso destra e cominciando la salita al passo di mello, come sopra descritto.
In questo caso il dislivello da superare scende a circa 1350 metri.