RIFUGI VALCHIAVENNA E VALLESPLUGA
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Bivacco Val Loga ex Cecchini
In alta Val Loga, Valle Spluga a quota 2770 metri
Partenza : Lago di Montespluga (m 1920)
Arrivo : Bivacco Giovanni Cecchini (m 2750)
Dislivello Complessivo : m 850
Tempo di percorrenza : 3 h
Elementi di interesse : Ghiacciaio del Pizzo Ferrè, panorama a 360° su tutta la valle Spluga
Itinerario Sintetico : 1 Montespluga (m 1906) - 2 bivacco Cecchini (m 2770)
MAPPA
GALLERIA IMMAGINI

Il bivacco Cecchini ed il Pizzo Tambò (foto R.Moiola)

Primo tratto di percorso in val Loga verso il bivacco Cecchini (foto R.Moiola)

La vista verso il Pizzo Ferrè dal bivacco Cecchini in alta val Loga (foto R.Moiola)

Il lago di Montespluga riflette le cime della Valle Spluga (foto R.Moiola)

Il lago di Montespluga in abito invernale notturno (foto J.Ruffoni)
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DESCRIZIONE DELL'ESCURSIONE
Autore: R. Moiola
Tra le classiche escursioni della Valle Spluga è d'obbligo annoverare la facile salita al bivacco Cecchini in Val Loga. Punto di partenza è l'abitato di Montespluga, sito proprio al termine dell'omonimo lago artificiale.
Giunti nei pressi dell'abitato, imbocchiamo la strada che si diparte sulla sinistra proprio di fronte agli esercizi commerciali. Oltrepassate le ultime case del villaggio possiamo lasciare la nostra auto ai bordi della sterrata, poco prima che un divieto ci impedisca di andare oltre. Ci troviamo ad un altezza già ragguardevole, con i suoi 1900 metri Montespluga regala già un ottimo panorama di cime e vallate. Proprio di fronte a noi si allunga la Val Loga, una bella spianata di origine glaciale che fa da culla ad alcune delle più famose vette della Valchiavenna, ora un poco nascoste ma che più tardi andremo ad ammirare veramente da vicino.
Ci incamminiamo quindi lungo la strada che più avanti, dopo aver attraversato un ponticello, diventa un ampio sentiero. Fino a tarda estate le mucche ci faranno compagnia con la loro graziosa presenza. L'itinerario è, per una buona mezz'ora, pressoché pianeggiante e corre sul versante destro idrografico della vallata. Andiamo a superari numerosi rigagnoli sino a che, dopo aver attraversato il torrente principale, il sentiero comincia a salire in modo deciso tra gli ampi pratoni. Le ultime chiazze di erba lasciano il posto agli sfasciumi che caratterizzano spesso i terreni oltre i 2000 metri di quota.
Sulla destra, in fondo alla valle, distinguiamo la piramide sommitale del Tambò, che ora comincia a mostrarsi dietro al Motto del Belvedere. Dalla parte opposta è ben visibile la sagoma del bivacco, adagiato su di un poggio e distinguibile per l'acceso color legno. Mentre all'inizio questa visione può rallegrarci, col passare dei minuti scopriamo che la vicinanza tra noi e la struttura è alquanto apparente, come in un miraggio desertico. Occorre infatti sudare, e parecchio, per raggiungerlo, forse perché la pendenza del sentiero non ci permette mai di riposare.
I meglio allenati impiegheranno circa due ore per raggiungere "il Cecchini", limando una mezz'ora alle tempistiche dettate dalla cartellonistica, difficile però stare al di sotto di questo minutaggio. Appena giunti noteremo che la struttura è ben altro rispetto a quanto si presentava prima del 2009: una perfetta struttura lignea, eretta dal CAI al posto del vecchio bivacco, con un interno signorile tanto da farci pensare più ad una baita privata che ad un ricovero di fortuna in ambiente ostile. L'alta montagna è sempre stata abituata a costruzioni differenti, in questo caso il lavoro dell'uomo si è soffermato anche sul rapporto tra struttura e paesaggio con un risultato davvero eccellente.
Appollaiati a riposare all'esterno del bivacco non possiamo che ammirare lo splendido panorama a 360 gradi: di fronte a noi il maestoso Pizzo Ferrè (mt.3103), con la sua ampia massa congelata che pare cadere a valle; appena ad Ovest ecco il solco della Valle Spluga, che poi diventa Valchiavenna prima di imbattersi con la mole del Pizzo Legnone, ormai alle porte di Valtellina e lago di Como. La ruota dello sguardo continua quindi con il Pizzo Stella (mt.3163) ed il Piz Groppera (mt.2948), quindi con gli Andossi che vi si adagiano in fronte. Via via, tra rocce e cielo, giungiamo al lago di Montespluga, in parte coperto dalla costiera del monte Cardine (mt.2467), dal cui nome ne scaturiscono le famose "gole del Cardinello". Chiudiamo infine con la costiera che va dal Pizzo d'Emet (mt.3210) al Pizzo Suretta (mt.3027), prima di stringere lo sguardo ammirando di nuovo la maggiore delle vette dell'alta valle Spluga: il Pizzo Tambò (mt.3279).
Per il ritorno possiamo seguire a ritroso l'itinerario dell'andata, oppure compiere un percorso ad anello che percorre in discesa la Valle Schisarolo sino a lambire il muraglione della diga. Da qui il cammino, incontratosi con il tracciato della Via Spluga, percorre il lato orientale della diga sino al nostro punto di partenza.
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