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Rifugio Anzana
All'Alpe Pescia Alta, in val Saiento (val Poschiavina, CH), a 2050 metri di quota
Partenza : Prato Valentino (m 1700)
Arrivo : Rifugio Anzana (m 2050)
Dislivello Complessivo : m 750
Tempo di percorrenza : 3 h
Elementi di interesse :
Itinerario Sintetico :
MAPPA
Coordinate GPS :
46.230671° N 10.075180° E
GALLERIA IMMAGINI
DESCRIZIONE DELL'ESCURSIONE
Autore: M. Dei Cas
Il rifugio Anzana si trova in territorio svizzero, allalpe Pescia Alta, poco oltre il confine italo-svizzero che separa la val Saiento (la prima laterale che incontriamo sulla nostra sinistra entrando in Val Poschiavo, nel Canton Grigioni) dallestremità orientale del versante retico della media Valtellina, che, con un lungo dosso, cala su Tirano. Lo si può raggiungere attraverso cinque itinerari, qui di seguito riportati.
Il primo e meno faticoso prevede lingresso in Val Poschiavina da Tirano. Superata Campocologno, raggiungiamo Campascio ed imbocchiamo, sulla sinistra, la strada che sale in Val Saiento, passando per il rifugio Monte Scala e per Cavaione (m. 1302). Proseguiamo poi inoltrandoci nella valle, fino allalpe Pescia Bassa (m. 1832) ed alla conca dellalpe Pescia Alta (m. 2054), dove si trova, isolata dalle baite dellalpe e sul lato opposto del torrente della valle (cioè sulla sinistra per chi sale, vale a dire a sud), il rifugio, a 2050 metri. Vale però la pena raggiungere il rifugio dal territorio italiano, perché ciò ci permette alcune escursioni di grande bellezza e panoramicità. I punti di partenza possono essere quattro: Prato Valentino, sopra Teglio, Nemìna alta e le Baite Campione, sopra Bianzone, lalpe Lughina, sopra Tirano.
1. Da Prato Valentino. Dalla ss 38 raggiungiamo, salendo da Tresenda o da San Giacomo, Teglio (m. 850) e, seguendo le indicazioni, proseguiamo per Prato Valentino (m. 1700), dove si trova anche il rifugio Baita del Sole. Incamminiamoci, quindi, sulla comoda pista che risale i prati usati, nella stagione invernale, come piste da sci. Oltrepassato il primo punto di arrivo degli impianti di risalita (m. 2227), proseguiamo in direzione del secondo ed ultimo. Prima di raggiungerlo, stacchiamoci però dalla pista sulla destra, in corrispondenza di una rete di contenimento, seguendo i segnavia bianco-rossi (siamo, infatti, sul Sentiero Italia, nel tratto che congiunge la Val Fontana a Tirano). Operiamo, così, un bella e panoramica traversata dellalta valle di Boalzo, passando sopra le baite del Méden. Al termine della traversata, troviamo un bivio: mentre a destra il Sentiero Italia prosegue ed aggira il fianco meridionale del Pizzo Cancano (m. 2436), noi effettuiamo una breve salita sulla sinistra, guadagnando lampia sella presso la quale è collocato il passo del Méden (a 2417 metri). Dalla sella, posta sul largo crinale che fa da confine fra Italia e Svizzera, possiamo, incamminandoci per un tratto verso il territorio svizzero, scorgere la bella conca dove si trova lalpe di Pescia Alta. Se non abbiamo fretta, prima di scendere allalpe percorriamo il crinale e saliamo, senza problemi, sulla cima del pizzo Cancano, dal quale il colpo docchio, a 360 gradi, è ampio e suggestivo. Dinverno dalla cima del pizzo si può scendere, con un elegante percorso scialpinistico che segue per un tratto il crinale verso nord-ovest e poi scende verso nord, direttamente allalpe, e poi a Pescia Bassa. Se invece siamo a piedi, torniamo sui nostri passi alla sella e scendiamo, tendendo leggermente a sinistra, sullampio terrazzo del crinale, fino a trovare il sentiero che porta allalpe. È però possibile una variante che allunga un po il percorso, ma può essere sfruttata dagli amanti della mountain-bike. Al bivio, invece di salire alla sella del passo, proseguiamo, aggirando il pizzo Cancano e scendendo proprio sotto levidente sella denominata Colle o Collo dAnzana, che si trova poche decine di metri sopra il sentiero. Il percorso fin qui può essere per ampi tratti affrontato in sella alla bicicletta: ora portiamola con noi alla sella (m. 2224), sorvegliata da una Madonnina, per poi collinare tranquillamente, seguendo i cartelli, in direzione del rifugio (che, a differenza delle baite dellalpe, vediamo solo allultimo momento, perché è nascosto da un dosso).
2. Da Nemìna alta. Raggiungiamo Bianzone, staccandoci dalla ss 38 ad 8 chilometri da Tirano (in direzione di Sondrio), presso leviddente Chiesa della Madonna del Piano. Saliamo nella parte alta del paese, fino ad incontrare un bivio: qui imbocchiamo la strada di destra, seguendo le indicazioni per Piazzeda e Bratta. Salendo ancora, troviamo un secondo bivio, al quale prendiamo a sinistra (indicazioni per Piazzeda e Nemìna). Attraversato, su un ponte, il torrente della Valle di Bianzone, seguiamo la strada che ci porta, dopo diversi tornanti, al bel nucleo di Piazzeda (m. 892). La strada si fa, poi, pista in terra battuta, e porta ai prati di Nemìna bassa, Nemìna di mezzo e Nemìna alta (m 1743). Ci conviene lasciare lautomobile a Nemìna bassa (m. 1338), salendo a piedi fino a Nemìna alta. Da questultima alpe parte una pista che attraversa il bel bosco del fianco orientale del crinale che scende dal pizzo Cancano. Nellultimo tratto la pista si fa sentiero e sale ad intercettare il Sentiero Italia, a poca distanza dal punto in cui questo passa sotto il Colle dAnzana. Possiamo così salire al passo, e di qui scendere facilmente al rifugio (indicato, da un cartello, a venti minuti di cammino), come sopra riportato.
3. Dalle Baite Campione. Raggiungiamo, come sopra descritto Bianzone e, al secondo bivio, prendiamo a destra, seguendo le indicazioni per Bratta. Dopo diversi tornanti, raggiungiamo prima il cimitero, poi la bella chiesa di San Bernardo (m. 1034). Proseguiamo, superando la contrada Bonadeo ed i bei prati di Palfrè (m. 1330). La strada, divenuta pista in terra battuta con un fondo sempre buono, sale fino alle Baite Campione (m. 1634). Se, però, siamo buoni camminatori lasceremo lautomobile a Palfrè e seguiremo la strada fino alle baite, per scaldarci i muscoli. Alle baite troveremo una piccola piazzola per il parcheggio. Da qui parte una pista con fondo erboso, che ci conduce ad un bivio. Ci conviene prendere a destra: saliremo per un percorso più lungo, ma su un sentiero ben tracciato e più bello. Attraversiamo una radura, verso destra, e ritroviamo il sentiero che comincia a salire con un lungo traverso nel bosco, fino a raggiungere, in corrispondenza di unincantevole radura, il bel dosso che scende verso sud dalla vetta Salarsa. Qui il sentiero sale, ripido, per un buon tratto, poi piega a destra, attraversando un bosco che presenta ancora gli evidenti segni di un incendio. Dopo un tornante a sinistra, saliamo ancora per un tratto, fino ad una seconda e molto più ampia radura. Dopo averla attraversata in diagonale verso destra, oltrepassiamo un ultimo rado boschetto, per sbucare nellampio terrazzo della Colma, fra i 1900 ed i 2000 metri. Qui la traccia si perde, ma non cè problema (casomai il problema può nascere se torniamo per lo stesso percorso: lasciamo, in questo caso, qualche segnale che ci faccia riconoscere il punto nel quale possiamo ritrovare il sentiero): proseguiamo a vista, tendendo leggermente a sinistra ed oltrepassando una conca nella quale si trova, talora, un microlaghetto. Non tarderemo molto ad intercettare il Sentiero Italia, a 2150 metri circa. Prendiamo, quindi, a sinistra e, aggirato un dosso, guadagniamo il punto in cui il sentiero passa proprio sotto il Colle dAnzana, per poi proseguire come indicato sopra. Se però abbiamo tempo, non perdiamo loccasione per salire alla Vetta o Dosso Salarsa (m. 2279), un fuori-programma che comporta un ritardo di non più di trenta-quaranta minuti. Raggiunto il Sentiero Italia, proseguiamo, salendo a vista, in direzione del crinale sul quale passa il confine italo-svizzero. Dopo averlo facilmente raggiunto, proseguiamo verso destra, fino a guadagnare, altrettanto facilmente, la vetta arrotondata e poco pronunciata. Si tratta di un osservatorio estremamente panoramico, in tutte le direzioni.
4. Dallalpe Lughina. Chi giunge a Tirano da Sondrio, incontra, poco prima della centrale idroelettrica e del Santuario della Madonna, la contrada Ragno. Lasciamo la ss 38 in direzione della contrada e cominciamo a salire su una strada che, ben presto, ci porta ad un bivio. La stradina di destra conduce allo xenodochio di Santa Perpetua. Noi, invece, proseguiamo a sinistra, su una strada piuttosto stretta, che raggiunge le contrade di Novaglia, Novaione e Piatta. Si tratta dellultimo tratto del Sentiero Italia che scende verso Tirano. Alla fine, eccoci allalpe Lughina (m. 1464). Qui ci mettiamo in cammino, ignorando la pista che si dirige alla località Sasso, sul sentiero segnalato dai segnavia bianco rossi, che sale, con rapidi tornanti, fino alla cima di un dosso boscoso, dove incontriamo una croce. Proseguendo, raggiungiamo le baite dellalpe Frantelone (m. 1831) e, dopo circa mezzo chilometro, ci troviamo allo stesso punto intercettato da chi sale dalle Baite Campione. Il seguito del percorso è quello descritto sopra. Esiste però un secondo possibile itinerario che parte dall'alpe. Ad un bivio segnalato, proseguiamo entrando in territorio svizzero, dove, presso una baita, troviamo un cartello che segnala il sentiero per la Piana (30 minuti), che attraversa il fianco boscoso che scende dalla Vetta Salarsa fino al fondovalle. Perdiamo così un centinaio di metri di quota: il cartello che ci attende quando intercettiamo una pista carrozzabile ai prati della Piana, infatti, indica 1350 metri. Seguiamo verso sinistra la carrozzabile, che, in breve, lascia il posto ad una pista con fondo erboso. C'è una breve interruzione per uno smottamento, ma la pista prosegue subito dopo, fino al ponte ai prati Rossat (m. 1484), che ci porta sul lato opposto della val Saiento (il destro per noi che la risaliamo). Qui la pista diventa un ripido sentiero, che ci fa guadagnare un centinaio di metri di quota e ci porta ad intercettare la bella carrozzabile che da Cavaione sale verso l'alpe di Pescia Bassa. Non resta, ora, che seguire la carrozzabile per raggiungere prima quest'alpe (m. 1832) e poi il rifugio). Anche questo secondo itinerario può essere suggerito agli amanti della mountain-bike, con l'avvertenza che il tratto Lughina-Piana e quello Rossat-strada non sono ciclabili.
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