IL VERO VOLTO DI MARIA
La chiesa dove Maria dipinse il suo stesso volto (leggenda)
Testi a cura di M. Dei Cas
Chi ama camminare fra i sentieri di montagna si imbatte assai spesso nel
volto di Maria: tutte le cappellette, o santelle, poste nei luoghi di
sosta o di pericolo, raffigurano, infatti, la Madonna. Diversa è
la rappresentazione, affidata all’ispirazione dell’artista,
e così diversi sono i volti.
Ma qual è il vero volto di Maria? Domanda, in apparenza, senza
senso, perché i pittori si sono ispirati alla propria immaginazione,
non ad una reale visione della Madonna che per quel che sappiamo, non
è apparsa loro. Siamo, però, sicuri che tutti i dipinti
sacri siano opera di una mano umana? State a sentire quel che racconta
questa leggenda.
Tanto e tanto tempo fa Maria decise di apparire al popolo di Dio in
quel di Morbegno, per alimentare fra quella gente un’autentica
devozione. Apparve, così, presso la cappelletta che è
posta vicino all’attuale santuario dell’Assunta, che allora,
però, non c’era ancora. Apparve in vesti semplici. Portava
con sé la culla del suo Figlio, di Gesù Bambino.
I Morbegnesi furono assai onorati di essere stati scelti dalla Madre
di Dio, e si domandarono come potevano esprimere la loro gratitudine
e venerazione. Prese corpo, allora, il progetto di costruire un segno
grandioso della loro fede, un santuario che doveva far impallidire ogni
altro santuario. Pensarono e fecero le cose in grande, convinti che
Maria avrebbe gradito il loro zelo. Non fu così, perché
non avevano capito che la Madonna si era presentata in vesti umili per
essere venerata in umiltà e semplicità. Così, mentre
già fervevano i lavori per erigere il santuario
dell’Assunta, Maria si incammino verso la media Valtellina, con
la culla di Gesù Bambino sulle spalle.
Cammina cammina, raggiunse un minuscolo paesino, posto all’imbocco
di una valle che da esso prendeva il nome, Bondone. Un paese quasi nascosto,
a mezza costa, sul versante orobico, fra Carona e Castello dell’Acqua.
Nascosto come la sua gente, semplice ed umile, che non desiderava apparire
con opere grandiose, ma vivere di una fede schietta e senza fronzoli.
Gente che accolse, commossa, la Madre di Dio, ed eresse una chiesa bella
ed essenziale, come le montagne che la incorniciavano.
Questa gente piacque a Maria, che volle farle il regalo più grande,
un regalo che avrebbe fatto conoscere il nome di Bondone in tutto il
mondo. Posò, dunque, la culla a terra, entrò nella chiesa,
pregò il Figlio perché benedicesse il paese e cominciò
a dipingere. Sì, a dipingere. Su una tela dipinse la sua immagine,
il suo volto, il suo vero volto. Poi rivolse il suo sguardo materno
al popolo di Dio e si congedò dai fedeli. Quando questi si resero
conto del regalo che avevano ricevuto, la ringraziarono con preghiere
ferventi e rinnovate, ma si guardarono bene dal vantarsi per quello
che era accaduto. È per questo che, ancora oggi, pochi sanno
che nella chiesa di S. Lorenzo di Bondone una tela raffigura il vero
volto di Maria. E la culla? Maria non la portò con sé.
Sembra che il profilo della culla sia ancora visibile in un masso del
torrente Bondone, che scorre vicino alla chiesa.
I devoti di Maria non possono, quindi, mancare di salire a Bondone, il
10 agosto o nelle domeniche estive, per vedere il suo volto. Per farlo,
debbono lasciare la ss. 38 a S. Giacomo di Teglio (fra Sondrio e Tirano),
in direzione delle Orobie; superato il ponte sull’Adda, debbono
proseguire seguendo le indicazioni per Carona. Poco prima di Carona,
troveranno una stradina sterrata che si stacca dalla strada principale
sulla destra, e che in breve conduce a Bondone. La devozione mariana
in terra di Valtellina è legata a molte altre storie e leggende.
Probabilmente quelle legate alla Madonna della Sassella riassumono lo
spirito di tutte le altre.
Chi viaggia da Milano in direzione di Sondrio, poco prima di raggiungere
l’ingresso del paese, si trova, sulla sinistra, la ben visibile
rocca sormontata dal santuario della Beata Vergine della Sassella. Non
sappiamo esattamente quando fu eretto. Una leggenda ci porta assai indietro
nel tempo, al 932 d. C., quando Maria apparve all’arciprete di
Sondrio, lamentandosi che in Valtellina non fosse stato eretto alcun
santuario dedicato al suo culto. La leggenda parla anche di un forte
dolore della Vergine, legato al fatto che la fede si stava indebolendo
ed il rischio di un ritorno del paganesimo non era remoto.
Un santuario mariano sarebbe stato un segno forte del necessario ritorno
all’ardore della fede dei padri. L’arciprete accolse prontamente
la richiesta di Maria, convocò il popolo di Dio nella forma più
solenne e riferì le sue parole accorate e forti. Tutti furono
scossi, nel profondo del cuore, dai richiami della Madre di Dio. Venne
prontamente decisa l’erezione di un grande
santuario, nei pressi della strada di fondovalle, che correva non lontano
dal fiume Adda. Questo rendeva agevole il trasporto del materiale, che
venne in breve tempo accumulato.
Tutto era ormai pronto, ed il giorno destinato allo scavo del materiale
era prossimo. Nella notte che precedeva il solenne inizio dei lavori,
però, accadde un prodigio. Nessuno ne fu testimone, ma all’alba
gli operai, che vennero di buon ora per disporre quanto era necessario
per l’inizio dei lavori, non trovarono più neppure una
pietra. Allibiti, pensarono ad un furto sacrilego, e corsero a denunciarlo
all’arciprete. Ma, al loro ritorno, scoprirono che non di furto
si era trattato, ma di miracoloso spostamento. Seppero, infatti, dai
contadini che abitavano sulla rocca della Sassella, che proprio lì
tutto il materiale era andato a finire.
Non si tardò molto a capire quello che era successo: la Vergine
aveva compiuto il prodigioso trasporto, per far capire che quello doveva
essere il luogo dove sarebbe sorto il santuario, un luogo alto, ben
visibile, come alta e ben visibile agli occhi di tutti deve essere la
fede. E così accadde. La Vergine non mancò di mostrare,
nei tempi successivi, la sua gratitudine, operando diversi miracoli.
Il più famoso fu compiuto il 18 giugno 1736. Fu un giugno di
intense piogge, che resero il fiume Adda gonfio e minaccioso. Quel giorno
due frati cappuccini, insieme ad altre nove persone, si imbarcarono
sul traghetto che al Porto di Albosaggia conduceva
sulla riva opposta del fiume. Ma la violenza delle onde spezzò
la catena che serviva per impedire che il traghetto fosse portato via
dalla corrente. Il naviglio cominciò, allora, ad essere sballottato
con grande veemenza dai flutti, e non ne resse l’impeto. Tutti
gli undici passeggeri caddero nel fiume, fra gli sguardi atterriti di
pochi testimoni, che li dettero sicuramente per annegati. Ed invece
così non fu. Per intervento miracoloso di Maria, tutti scamparono
dalla violenza delle acque, e furono riconsegnati alla terraferma, anche
se in luoghi diversi, alcuni sulle rive presso Castione, altri presso
Caiolo, altri ancora, infine, addirittura al ponte di S. Pietro. Per
questo i Sondriesi sono così devoti alla Madonna della Sassella,
che riconoscono come la loro Madonna e protettrice.