Seconda
giornata: dal rifugio
Bosio a Preda Rossa per i passa
di Caldenno e Scermendone
La
seconda giornata di questo giro intorno ai Corni Bruciati comincia dunque
dal rifugio Bosio e prevede
il ritorno a Preda Rossa attraverso due passi, quello di Caldenno e
quello di Scermendone.
La salita al primo passo avviene facilmente seguendo le indicazioni
poste proprio nei pressi del rifugio. Si tratta di superare poco più
di quattrocento metri seguendo un tracciato che sale lungo il fianco
della valle, in direzione sud-ovest, con una leggera svolta a sinistra
che permette di guadagnare l'ultimo balcone del versante montuoso ed
una verso destra che porta al passo con un ultimo tratto verso ovest.
Il panorama offerto dai 2517 metri del valico è particolarmente
ampio ed interessante. Il monte Disgrazia appare in tutta la sua bellezza,
fiancheggiato dal pizzo Cassandra. Più ad est ottima è
la visuale sul gruppo dello Scalino, sulla media Valtellina, sul gruppo
dell'Adamello e sulla catena orobica orientale. Ad
ovest si presenta al nostro sguardo la costiera che separa le valli
di Postalesio e Terzana, e possiamo già distinguere l'intaglio
del passo di Scermendone.
A sud, infine, appare buona parte della valle di Postalesio, scendendo
lungo la quale potremmo raggiungere l'alpe Caldenno, prato Isio, Prato
Gaggio ed infine Postalesio.
Noi dobbiamo invece tagliare tutta l'alta valle, seguendo il sentiero
segnalato che ci porta all'ampia ganda posta ai piedi della costiera
occidentale.
Lo scenario piuttosto desolato di questa grande estensione di pietre
ha suscitato nella fantasia dei pastori che si spingevano fin nei suoi
pressi l'idea che dovesse trattarsi di un luogo di segregazione eterna
per le anime dannate, al quale era stato inflitto il supplizio di scalpellare
eternamente quelle pietre. Si dice quindi che nelle sere e nelle notti
particolarmente silenziose si può udire lo scalpellio sinistro
e disperato di queste anime senza pace.
Noi, però, passiamo di qui quando ancora è pieno giorno,
altrimenti non avremmo il tempo di portare a termine l'escursione; tendiamo
comunque ugualmente l'orecchio: non si sa mai...
Quel che è certo è che, raggiunto il piede della ripida
costiera, ci attende una salita piuttosto faticosa, su un sentiero che
si inerpica faticosamente fra le pietre, fino a guadagnare i sospiratissimi
2595 metri del valico.
L'orizzonte si amplia di molto, davanti ai nostro occhi: abbiamo infatti
di fronte l'intera val Terzana, che si stacca ad est dalla valle di
Preda Rossa, ma il nostro sguardo raggiunge, ad ovest, le cime del lato
sud-occidentale del gruppo del Masino.
A nord-ovest, ecco di nuovo i protagonisti dell'escursione, i Corni
Bruciati (m. 3097 e 3114), che, visti da qui, mostrano un profilo più
slanciato.Se
avessimo il tempo di salire per un buon tratto sul versante meridionale
della valle potremmo godere di un panorama ancora più suggestivo,
sia verso nord che verso ovest.
La discesa della val Terzana è tranquilla e rilassante: per un
primo tratto procediamo tendendo leggermente a destra, poi pieghiamo
a sinistra e, superato un torrentello, ci portiamo ai piedi del fianco
meridionale della valle.
Il suo aspetto è molto diverso da quello della valle di Postalesio:
qui dominano tonalità più gentili, le tonalità
di un verde che mostra molte delle sue sfumature.
A quota 2339 incontriamo anche un laghetto, il laghetto di Scermendone,
di particolare interesse anche perchè, insieme ai laghetti della
valle di Spluga, è l'unico specchio d'acqua di un certo rilievo
in tutta la Val Masino.
Lasciato sulla nostra sinistra il laghetto, proseguiamo, con un tracciato
dolce, fino all'alpe al Piano di Spini (m. 2198), oltrepassandola e
raggiungendo, su un sentiero molto lago e comodo, la parte terminale
dell'alpe Scermendone alto.
Quest'alpe occupa la parte superiore del lunghissimo crinale che separa
la Val Masino dal fondovalle valtellinese compreso fra Berbenno ed Ardenno.
Se capitiamo qui la terza domenica di luglio troveremo molte tende:
si celebra infatti la festa di san Quirico, al quale è dedicata
la chiesetta (m. 2131) che protegge l'alpe, e molti escursionisti si
danno appuntamento qui per festeggiare. In prossimità del punto
che abbiamo raggiunto, poco prima della chiesetta, si trova anche un
possibile ricovero sempre aperto, il bivacco
Scermendone, che ci può tornare assai utile in caso di cattivo
tempo. Non manca ormai molto: dobbiamo ora tornare indietro di qualche
passo ed imboccare un sentiero che, staccandosi da quello della val
Terzana proprio nel suo tratto finale, scende al ben visibile pianoro
sottostante, l'alpe di Scermendone basso. Qui giunti, non dobbiamo dirigerci
a sinistra, in direzione della baita dei pastori, ma attraversare l'alpe
a destra del piccolo promontorio che delimita ad ovest l'alpe. Arriviamo
così ad un ponticello che ci permette di superare il torrente
e ci porta ad un sentiero segnalato, che taglia il grande corpo della
frana scesa dal crinale sud-occidentale del Sasso Arso (m. 2314). Stiamo
tornando agli scenari rosseggianti della piana di Preda Rossa: infatti
il sentiero, superato un secondo torrentello, ci riporta proprio all'inzio
della piana, e precisamente ad una passerella che ci permette di oltrepassare
il torrente che scende dal ghiacciaio di Preda Rossa.
Riportiamoci per un attimo nel cuore della piana ed osserviamo per l'ultima
volta i Corni Bruciati, ripensando alla leggenda ad essi legata: un
tempo, si dice, questo fianco montuoso ospitava ricchi alpeggi, ma l'egoismo
dei pastori che negarono ad un viandante (sotto le cui spoglie si celava
Cristo) il ristoro di un po' di cibo determinò un terrificante
incendio, che annientò i pascoli, lasciando solo arido pietrame
rosseggiante. Ora questi luoghi non sono più meta di pastori,
ma di escursionisti. La nostra seconda giornata si conclude così
dopo cinque ore di cammino, con un dislivello in salita di circa 650
metri.