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Autore: M. Dei Cas
Check bike e'Cech bike! Cosa significa,
chiedete? Controlla la bicicletta e'vai, con il Cech bike, uno spettacolare
anello di mountain bike che non potrà mancare di soddisfare i sempre
più numerosi appassionati di questa pratica sportiva, che proprio in
primavera riprendono la loro attività a pieno ritmo. E', quello che
viene qui proposto, un percorso nuovo, reso possibile dalla pista tagliafuoco
recentissimamente (2002) tracciata dall'alpe Piazza fino ai prati di
Aragno, un percorso ideale per tirà fò èl moll di os, cioè per
ridare tono ai muscoli dopo la pausa invernale. E' possibile effettuarlo
in due varianti: una più lunga, che parte ed arriva a Morbegno, una
ridotta, ma non meno panoramica, che parte da Mello. La differenza è
data dalla modalità scelta per raggiungere Mello: nel primo caso saliamo
in bici da Morbegno (lasciamo la statale 38 seguendo il cartello "Costiera
dei Cech" e svoltando a destra allo svincolo che precede l'ultimo semaforo
per chi esce da Morbegno verso Milano, superiamo un arcuato cavalcavia,
un semaforo ed il ponte sull'Adda, per poi prendere a sinistra e percorrere
la provinciale Valeriana fino al ponte sul torrente Vallone, posto all'ingresso
di Traona, dopo un lungo tirone in salita; appena prima di impegnare
il ponte, svoltiamo a destra e cominciamo a salire sulla strada che,
dopo un primo tirone e qualche tornante, porta a Mello), nel secondo
utilizziamo l'automobile, che possiamo parcheggiare in prossimità della
bella chiesa parrocchiale (m. 696). A
questo punto ci dobbiamo dirigere verso la parte occidentale del paese,
seguendo le strette stradine e le indicazioni per san Giovanni e Bioggio.
L'asfalto lascia il posto alla terra battuta di una carrozzabile che,
superata la cappelletta di s. Antonio, attraversa il torrente Vallone
e porta proprio alle spalle della bellissima chiesa di San Giovanni
di Bioggio, posta a guardia della profonda forra del torrente, sopra
Traona. Non possiamo mancare di fermarci sul bel tappeto erboso del
sagrato, ad ammirare questa perla circondata da castagni, sullo sfondo
delle gotiche campate rocciose del gruppo del monte Sciesa (m. 2487),
sul lungo crinale che separa la Valtellina dalla Val dei Ratti. Torniamo
sui nostri passi e cominciamo a salire verso ovest lungo la carrozzabile,
con il fondo in molti punti sconnesso, ma con una pendenza largamente
abbordabile. Dopo un tornante destrorso ed uno sinistrorso, ignoriamo
una deviazione che scende, staccandosi sulla sinistra dalla carrozzabile:
è proprio questo il punto in cui il lungo anello che ci accingiamo a
tracciato, e che abbraccia tutta la parte occidentale della Costiera
dei Cech, si chiuderà. Continuiamo,
dunque, a salire, inanellando un tornante dopo l'altro, in una quiete
silenziosa che, nelle giornate limpide, ha qualcosa di magico e sospeso.
Si tratta di zone piuttosto aride (attenzione: muniamoci di un'adeguata
scorta d'acqua!), e dobbiamo anche passare ai margini di una fascia
franosa, ma non ne ricaveremo un senso di desolazione, perchè i molteplici
giochi di luce (è la luce che domina, nella Costiera dei Cech) renderanno
anche questo tratto del percorso interessante. La salita porta dapprima
al limite inferiore dei prati di Aragno (m. 1146, un bel gruppo di baite
che, dalla strada, non si vedono), e, poco sopra, al termine della carrozzabile,
presso una lapide che ricorda un giovane morto in un incidente proprio
in questi boschi. E', questo, l'unico tratto che dobbiamo percorrere
a piedi, spingendo la bici: un sentiero ben marcato ci porta, in breve,
al limite inferiore dell'ampia distesa dei prati di Bioggio (m. 1348),
dove troviamo la gradita sorpresa di un panorama eccellente, non solo
sulla bassa Valtellina, sul monte Legnone e sulla testata della val
Lèsina, ma anche sul Pian di Spagna e sull'alto Lario. Ottima è anche
la visuale, più ad est, sulle testate delle valli del Bitto (di Gerla
ed Albaredo) e, in misura più limitata, della val Tartano. Muscoli indolenziti?
Debito d'ossigeno? Disidratazione da eccesso di sudorazione? Beh,
guardiamo all'aspetto positivo della faccenda: abbiamo raggiunto il
punto più alto dell'anello, ed ora dovremo perdere progressivamente
quota. I prati sono tagliati dalla già menzionata pista tagliafuoco,
che giunge da ovest (alpe Piazza) e prosegue per un breve tratto verso
est, terminando sul limite del severo e dirupato Vallone. Quando il
tracciato sarà completato, si congiungerà con una pista che da Poira
di Mello sale verso Pr� S�cc. Si potrà allora effettuare un anello integrale,
che copre tutta la Costiera (già ora, per la verità, àè possibile effettuarlo,
stando però più bassi, cioè salendo da Morbegno a Dazio, da qui a Poira
di Civo, effettuando la facile traversata a Poira di Mello e di qui
scendendo, su una comoda carrozzabile, a Mello).
Ma torniamo a noi: dopo esserci goduti il meritato riposo, saliamo in
sella e percorriamo, in discesa, la pista verso ovest. Il fondo, anche
se non regolarissimo, non dà grossi problemi. Qualche problema può darlo
uno strappetto in salita, che incontriamo prima che la pista riprenda
a scendere. Lasciati alle spalle i prati, superiamo il solco della val
Siro e, dopo aver incontrato un cartello che indica la partenza del
sentiero per i prati Brusada, caliamo gradualmente sui prati Nestrelli
(1178 metri), sopra Cino. La pista corre sul loro limite superiore e,
dopo averli attraversati, ci porta ad un bivio: si stacca sulla sinistra,
infatti, un percorso che, con molti tornanti, raggiunge l'abitato di
Cino (che toccheremo nel ritorno verso Mello), da cui si può scendere
a Mantello, sulla provinciale Valeriana. Noi,
invece, proseguiamo verso occidente, attraversando anche il solco della
val Maronara, alla volta dei prati dell'O (m. 1226). Siamo ormai in
vista della meta occidentale dell'anello, l'alpe Piazza. Dai prati parte
anche un sentiero che sale al monte Bassetta (m. 1746). Continuiamo
a scendere, ed in breve siamo ai 991 metri dell'alpe Piazza, un incantevole
ed ampio poggio collocato sul crinale della Costiera, proprio sul confine
fra Valtellina e Valchiavenna. Si tratta di uno scenario che merita
una sosta, necessaria per gustare il fascino bucolico di questi luoghi.
Proprio sotto l'alpe la pista termina (o, da un altro punto di vista,
comincia), congiungendosi con quella che sale all'alpe da Cino. Imbocchiamo
quest'ultima, e cominciamo una lunga discesa, tagliando anche il limite
superiore dell'affascinante bosco denominato Selva del Leone e del bosco
del Pian dell'Asino. Usciti dal bosco, ecco, finalmente, l'abitato di
Cino (m. 503), riconoscibile per la mole del grande campanile, che
si riconosce anche da ragguardevole distanza. Fermiamoci ai suoi piedi
ad ammirarne l'imponenza e gustiamo il fascino antico delle case discrete
e ben curate. Attraversata di nuovo, in senso contrario, la val Maronara
(che taglia in due il paese), ci portiamo al limite orientale dell'abitato,
dove è collocato il cimitero. Ignoriamo la strada che scende, verso
destra, in direzione di Mantello ed imbocchiamo la strada che, in leggera
salita, si dirige verso Cercino (m. 526). Poco prima del paese, attraversiamo
la val Siro: val la pena di impegnare la strada più bassa, che ci permette
di varcare il torrentello su un vecchio ponte, ancora in buone condizioni.
Visitato
il paese, ne usciamo sul lato orientale e, ignorata la strada che scende,
a destra, verso Piussogno, cominciamo a salire e, dopo un tornante sinistrorso,
troviamo i cartelli che indicano la carrozzabile che sale verso Bioggio
e San Giovanni. Si tratta di una carrozzabile con fondo in gran parte
in cemento e con una pendenza piuttosto impegnativa, che ci porta sul
limite inferiore del piccolo nucleo abitato di Bioggio (m. 771), gioiellino
incastonato in bellissimi boschi di castagno. Ancora un breve tratto,
ed eccoci di nuovo sulla strada che da San Giovanni di Bioggio sale
verso i prati di Aragno. Non ci resta che percorrere a rovescio il primo
tratto dell'anello, per tornare all'automobile, parcheggiata a Mello,
completando un circuito indimenticabile, che ci lascia il ricordo di
ampi orizzonti e di spazi luminosi. Non dimentichiamo, in conclusione,
che l'anello descritto è anche un ottimo itinerario escursionistico:
in 6-7 ore lo si può percorrere interamente.